Curdi e Catalani: il diritto internazionale tace

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Il parallelo diventa naturale, quando si riflette sulle cose del mondo. In due diversi Continenti, due popoli molto diversi fra loro combattono una loro battaglia per la Libertà. La "questione curda" è quella di una Nazione senza Stato, presa in giro da mille promesse di avere un giorno una loro indipendenza, mentre restano dispersi tra Turchia, Iran, Iraq e Siria e in tantissimi sono stati costretti ad una dolorosa diaspora in tutto il mondo.

Questi montanari, donne e uomini, hanno combattuto in prima linea con successo con gli integralisti islamici per essere poi lasciati al loro destino con la recente invasione delle loro zone da parte della Turchia, che vuole far tornare in Siria i milioni di siriani oggi ospitati nel Paese della mezzaluna. La "questione catalana", nel cuore dell'Europa, ha valenze altrettanto negative e la strada dell'indipendenza è la conseguenza del no della Spagna a forme statutarie più avanzate per la Catalogna, bocciate dalla Corte costituzionale di Madrid. Per questo si è scelta la strada del referendum, nella speranza che Madrid aprisse una trattativa, mentre si è scelta la repressione giudiziaria e poliziesca.

In entrambi i casi le ferite sono ancora più dolorose per l'assenza del diritto internazionale, specie - per i curdi - delle Nazioni Uniti e e - per i catalani - dell'Unione europea. Una vergogna vera e propria che dimostra come il Diritto venga usato come una banderuola, secondo i momenti e le necessità. Credo che sia giusto che questi casi emblematici siano ben chiari alla nostra attenzione, perché spesso anche in Valle si parla di indipendentismo e si dà l'impressione che chi chiede uno Statuto speciale più moderno e più efficace sia una sorta di mollaccione rispetto a chi si dimostra duro e puro. Mentre il tema di più libertà per i valdostani e una VERA Autonomia è argomento serio e nessuna opzione può a priori essere negata, a condizione ch si dica con chiarezza quali siano le strade per ciascuna delle scelte. Altrimenti è come gridare alla Luna.

 

Luciano Caveri

 

 

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